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Messaggio Da f.renzini Gio 16 Dic 2010, 08:51

articolo sul repubblica di ieri, per informazione di chi vuole leggerlo.

LA CONFERENZA
La statistica guarda al futuro
"Un Istat più utile e vicino ai cittadini"
L'intervento del presidente dell'istituto, Enrico Giovannini: "Vorremmo trasformarci da produttori di informazione in generatori di conoscenza". Il problema di come orientarsi davanti alla sovrabbondanza di dati. "Faremo un consiglio degli utenti"
di ROSARIA AMATO
Il presidente dell'Istat Giovannini all'apertura della Conferenza Nazionale di Statistica
ROMA -Una statistica 'in 3D', al centro delle relazioni sociali, che, passando per il dibattito pubblico, generi conoscenza, orienti le scelte di chi governa e permetta di misurarne i risultati. E' la Statistica 2.0 che l'Istat intende costruire nei prossimi anni, come ha spiegato stamane in apertura della Conferenza nazionale di statistica 1 il presidente Enrico Giovannini.

Davanti a una folta platea, in prima fila il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, Giovannini ha annunciato i prossimi cambiamenti dell'Istat, mirati "a passare al next level": "Nella Statistica 2.0 la production chain non si interrompe al momento della diffusione dell'informazione, ma prosegue curandosi di come quest'ultima sia portata all'utente finale dei media così da soddisfare i bisogni del massimo numero possibile di individui (e non solo dei membri del governo o di una élite economica o culturale)". Una statistica nella quale quindi i cittadini possano identificarsi pienamente, da cui possano trarre indicazioni utili per scelte e comportamenti.

Una statistica che non coincide esattamente con quella attuale, ha ammesso senza troppi giri di parole Giovannini. E il perché non è soltanto colpa dell'Istat: intanto siamo immersi in una "cacofonia statistica" che vede la sovrabbondanza di dati, ma non presta alcuna attenzione ai metodi di rilevazione. Ma "se quasi la metà dei cittadini europei non si fida delle statistiche, se la stragrande maggioranza di loro conosce molto vagamente i dati chiave che descrivono lo stato socio-economico del loro Paese", la colpa è anche un po' della statistica ufficiale, ancora lontana per tante ragioni dagli utenti. Un esempio? "Cercando la stringa inflazione Italia il sito dell'Istat compare solo al quinto posto, mentre cercando prezzi al consumo (cioè il termine tecnico usato dall'Istat per l'indicatore la cui variazione definisce il tasso d'inflazione) esso compare per primo", dice Giovannini.

E non è solo un problema di terminologia. Bisogna "trasformare gli statistici da produttori d'informazione a generatori di conoscenza". Significa apertura, sinergie, dialogo continuo con l'utenza. E infatti Giovannini ha annunciato una serie di iniziative che vanno in questa direzione: la costituzione, che dovrebbe avvenire già all'inizio del 2011, del Consiglio nazionale degli utenti dell'informazione statistica, il miglioramento (già in corso) del sito Internet, la creazione di portali dedicati agli interessi di fasce particolari di utenza, il collegamento dei comunicati stampa alle banche dati, la diffusione di video che spieghino quali informazioni l'Istat diffonde, e come. Altra novità è la messa a disposizione dei ricercatori e di chiunque ne faccia richiesta dei microdati, dati cioè che servono a indagini settoriali.

Il ruolo della statistica ufficiale, secondo il presidente dell'Istat, sarà sempre più fondamentale in futuro. "La crisi greca - ha detto - ha ampliato notevolmente il numero di persone influenti che ritiene necessario trattare gli istituti di statistica come autorità indipendenti alle quali è affidata la produzione di un bene pubblico realizzato in nome e in favore dell'intera società, e non solo delle autorità governative. Per procedere a un rafforzamento della governance statistica si deve operare sia sul fronte nazionale, sia su quello europeo".

L'obiettivo è ambizioso: "L'impressione generale che ho, ma naturalmente potrei sbagliarmi - ha detto Giovannini - è che al centro della statistica del XXI secolo non ci saranno semplicemente i soggetti e le attività che essi svolgono individualmente (la produzione, il consumo, l'impiego del tempo libero, ecc.), ma soprattutto le relazioni tra di loro (si pensi al tema della fiducia, fondamentale sia nei rapporti sociali, sia in quelli economici)".

Una statistica che sia al centro delle relazioni diventa anche strumento di democrazia, suggerisce il presidente dell'Istat: "Eric Schmidt, Ceo di Google, ha predetto che un giorno tutti noi saremo in grado di controllare come gli eletti al parlamento hanno votato sui vari argomenti e, attraverso dati statistici, valutare cosa di positivo e negativo quel voto ha prodotto". E se fosse così, allora avrebbe ragione Hal Varian, chief economist di Google, che, ha ricordato Giovannini, "ha indicato la professione dello statistico come la più sexy di questo decennio, in quanto l'unica in grado di distinguere, nel diluvio di dati che oggi le nostre società producono, ciò che conta veramente".
(15 dicembre 2010) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Messaggio Da valeria metri Ven 22 Gen 2016, 10:20

sul Corriere della Sera di oggi, a pagina 43, c'è un articolo che parla di Istat, del Presidente Giorgio Alleva, che volendo contenere i costi dell'Istituto si sta muovendo per adottare il metodo scandinavo per le rilevazioni: acquisire i dati da altre fonti amministrative invece di condurre indagini a campione.

Si parla proprio di FOL e di Multiscopo. La rilevazione FOL viene definita "vanto dell'Istituto". Nell'articolo si evidenziano le problematiche per il sistema italiano di acquisire i dati da altre fonti, a causa del ritardo con cui arrivano ad Istat i dati da tali fonti, ma pare che il futuro sia questo...

Visto che si tratta di risanare i costi di Istat, in attesa di avere un sistema amministrativo funzionante come in Danimarca, il Presidente non potrebbere prendere in considerazione l'abolizione degli appalti???
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Messaggio Da lucaril Ven 22 Gen 2016, 13:26

Leggendo questo articolo sembra che le prospettive future, legate sempre maggiormente ad un contenimento dei costi, siano rivolte, per essere ottimisti, ad un ridimensionamento consistente della rete FOL.

Però , mi chiedo, se per il censimento anagrafico le fonti amministrative potrebbero essere le anagrafi comunali stesse, per la FOL la cosa non sarà così semplice:

quali saranno ste fonti amministrative che danno dati sulla FOL ?

I centri per l'impiego? : solo pochissime persone sono iscritte.

Pensano di utilizzare la via web dell'autocompilazione : solo il 10% risponderà.

Gli stranieri che non sono iscritti da nessuna parte , quelli come fanno a trovarli per fonti amministrative ?

Gli anziani che rispondono solo se vai presso il loro domicilio, da che fonti amministrative li trovano?

In generale la diffidenza della gente per le statistiche come pensano di superarla , se non mandano il rilevatore porta a porta ?

O forse pensano di usare il telefono, ma han tutti il cellulare , ed i numeri, se non da noi, da chi li prendono?

MA DI COSA STIAMO PARLANDO ????

Mi viene il sospetto , mi posso anche sbagliare, che siano un po' articoli di propaganda politica.

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Messaggio Da valeria metri Sab 23 Gen 2016, 11:58

Ecco l'articolo pubblicato ieri a pag. 43 del Corriede della Sera ( ieri non riuscivo a copiarlo e incollarlo):

Istat verso la riforma, le proposte
di Alleva per cambiare le indagini

Le opzioni per cambiare organizzazione e input dei dati statistici. Il presidente Giorgio Alleva sta portando avanti la sua idea di riforma che comporta scelte di carattere scientifico e organizzativo senza precedenti.
All’Istat è tempo di profonde novità. Il presidente Giorgio Alleva sta portando avanti la sua idea di riforma che comporta scelte di carattere scientifico e organizzativo senza precedenti. Lo può fare perché sono stati finalmente nominati i membri del consiglio e lo deve fare per dare risposta ai problemi di bilancio che affliggono l’istituto. La scelta più difficile riguarda la metodologia di ricerca: bisogna continuare sulla strada di effettuare le (costose) indagini campionarie come la Multiscopo e la rilevazione sulle Forze di lavoro oppure adottare in prospettiva il modello nordeuropeo e quindi ottenere i dati totalmente dagli archivi amministrativi degli enti e delle imprese? Ma la pubblica amministrazione italiana è in grado di essere un interlocutore affidabile? Secondo un documento intitolato «Progetto di modernizzazione dell’Istat», anticipato dal blog Numerus.corriere.it, curato da Donato Speroni, «le nuove tecnologie hanno riscritto le regole della produzione e della comunicazione e i tradizionali modelli basati sull’acquisizione diretta dei dati forniti dalle fonti (cittadini e imprese) attraverso le rilevazioni e i censimenti sono messi in discussione per l’impatto sui rispondenti, a volte troppo invasivo, che influisce sull’abbassamento dei tassi di risposta». Emerge, continua il documento, «la spinta a disegnare e utilizzare registri statistici essenzialmente derivati dalle fonti amministrative con meccanismi di alimentazione nel continuo basati esclusivamente su flussi telematici».

Le indagini a campione
È chiaro che le fonti amministrative costano molto meno delle indagini a campione e permettono di disporre di dati più puliti e, rispetto al passato, il ricorso agli archivi funziona meglio grazie ai collegamenti costanti tra i data base della statistica ufficiale e quelli dei soggetti da indagare. Nei Paesi nordici è questo il modello adottato al punto che in Danimarca non si effettuano più nemmeno i censimenti. Il presidente Alleva vorrebbe, nel tempo, portare anche l’Istat su questa via ma il problema che ha davanti sta nella qualità dei dati amministrativi. Numerus fa l’esempio dei rendiconti sulla salute che in Italia arrivano con due anni di ritardo e quelli sulle cause di mortalità ancora più tardi. Stesse difficoltà si riscontrano sulle statistiche sull’occupazione. L’indagine sulle Forze di lavoro, vanto dell’istituto, viene pubblicata mensilmente grazie a un campione di oltre 250 mila famiglie residenti in 1.100 Comuni. Sarebbe impensabile sostituirla con gli input degli uffici di collocamento o delle Regioni. E poi per quanto riguarda i dati sociali - uno su tutti: la povertà - non si possono ottenere per via amministrativa perché riguardano percezioni e comportamenti. È chiaro che le diverse opzioni metodologiche riportano ai problemi di bilancio dell’Istat. Alleva per affrontarli propone anche una riforma organizzativa interna altrettanto profonda, che alla fine separerebbe l’attività di raccolta dei dati da quella di analisi con l’effetto di polarizzare fortemente le professionalità dei dipendenti.

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